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ISPICA

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Ispica (33 km da Ragusa; 15000 abitanti; 170 m s.l.m.; CAP 97014; prefisso te. 0932).

E' una graziosa cittadina di circa 14.000 abitanti posta nel limite più orientale della provincia, quasi al confine con la provincia di Siracusa La città dista dal mare circa sei km.

Il centro urbano, ricostruito in questo luogo dopo il disastroso terremoto del 1693, è fra i più funzionali e moderni della provincia ed è caratterizzato da bei palazzi, da belle chiese e da vie larghe e diritte.

ll nome di lspica la città lo ebbe quando fu abolito il vecchio nome di Spaccaforno.

TURISMO

La cittadina di Ispica domina il mare da un'altura ed è un'interessante stazione preistorica per i ritrovamenti archeologici. Anche da qui è raggiungibile il Parco archeologico della Forza, a Cava d'Ispica, tramite le cento scale scavate nelle roccia, dove sono visibili tracce degli affreschi del periodo bizantino.

Da vedere la Chiesa Madre, il Palazzo Bruno di Belmonte sito vicino alla piazza centrale (o Palazzo Alfieri secondo un'erronea consuetudine radicata), il Palazzo Bruno di Belmonte in stile liberty - sede del Municipio -, il Monumento ai Caduti e la chiesa di S. Maria Maggiore, il cui sagrato è circoscritto da una singolare cancellata in ferro battuto.

Imboccato corso Garibaldi possiamo invece ammirare la Chiesa dell'Annunziata e il suo ciclo di stucchi di grande importanza.

CAVA D'ISPICA

Cava d'Ispica si snoda lungo una vallata che corre verso il mare per 13 km, scavata nella roccia calcarea. ll termine "cava" è legato alla particolare e suggestiva conformazione del tavolato lbleo, caratterizzato da moltissime gole profonde, talune con pareti a picco.

Cava d'lspica é un luogo molto interessante per lo studio della evoluzione dei primi insediamenti umani: ne restano preziose testimonianze nelle abitazioni del periodo neolitico, greco, bizantino, cristiano e medievale.

Molte sono anche le necropoli sicule e bizantine, e le catacombe cristiane. Questa "città delle caverne" si compone di tre parti: la parte di nord-est, presso il Mulino Cavallo; la parte di sud-est, luogo rupestre dell'antica Spaccaforno (antico nome di Ispica); la parte mediana tra il convento di Santa Alessandra e il vallone di Lavinaro.

Cominciamo la nostra visita a nord, in Contrada Baravitalla, dove si suppone sia esistito un antico villaggio. Interessante è la Necropoli del villaggio con numerose tombe.

Circondata da prati troviamo poi la Grotta dei Santi ("u rutti e Santi') di età cristiano-bizantina.

Visitabile è la Chiesa di San Pancrati (Sammaracati) e nell'area sottostante la Grotta della Signora ("u rutti a signura").

Proseguendo é possibile visitare altre grotte come quella di S. Nicola e di S. Maria, ricche di pitture rupestri bizantineggianti.

Particolarmente curioso è il gruppo di catacombe del V secolo detto Làrderia. Il Parco della Forza, verso il lato sud della cava, è un complesso rupestre molto interessante, arricchito da monumenti quali il Palazzo Marchionale, l'adiacente Chiesa dell'Annunziata e, nel lato est, le rovine di un Castello. In posizione scenografica, esso venne concepito come castello di difesa, poi ampliato e arricchito di merlature.

STORIA

Le origini di Spaccaforno come città sono certamente molto antiche; basti pensare alle grotte della sua stupenda cava e agli insediamenti abitativi del suo territorio, che sono da attribuire ai Siculi, uno dei popoli più antichi della nostra regione.

Il centro abitato era situato nella parte finale della cava, in una posizione facilmente difendibile e in una zona così ricca di acque, da far crescere rapidamente la sua importanza.

Moltissimi sono stati gli abitatori della Cava d'Ispica, dai siculi ai greci, ai romani, ai bizantini, agli arabi, ai normanni così che le abitazioni rupestri adattate di volta in volta ai nuovi usi e alle rinnovate esigenze, che ne hanno alterato spesso in modo irreparabile le tracce storiche, ma conservando in altri casi segni visibilissimi di modi di vivere, di culti ecc., sono divenute uno dei piú preziosi monumenti di storia della nostra terra.

I fatti storici di lspica cominciano, come del resto per quasi tutti gli altri centri della Sicilia, con l'avvento dei Normanni. Ruggero il Normanno, in ricompensa dei servizi ricevuti, dona la città di Spaccaforno a Berengario di Monte Rubro (Monterosso), il quale alla sua morte, rinuncia ai suoi diritti, in favore della regina Eleonora. Dopo alcuni anni di signoria di Gugliemo d'Aragona, fratello del re Pietro II, Spaccaforno viene lascia ta al suo maggiordomo Manfredi Lanza.
Passò quindi a Francesco Prefolio e dopo ai Chiaramonte, fino al 1392, quando dal nuovo re di Sicilia, Martino, la cittá di Spaccaforno e tutta la contea di Modica fu ceduta a Bernardo Cabrera. Ma quando costui per debiti contratti con l'Erario non riusci a pagare, fu costretto a vendere Spaccaforno ad Antonio Caruso, patrizio di Noto, Maestro Razionale del Regno, con tutti i diritti e i privilegi. Da quel momento Spaccaforno si staccó dalla Contea di Modica seguendo altre sorti.

Da Antonio Caruso, la cittá passó al figlio Vincenzo; da costui, che non ebbe eredi, pervenne al fratello Antonello e quindi a sua figlia lsabella Caruso e Moncada, che nel 1493 sposò il conte Francesco Maria Statella, Gran Siniscalco del Regno, barone di Mongiolino e signore di tantissimi altri feudi. Con questo matrimonio gli Statella entrano in possesso di Spaccaforno, che tennero fino al XIX sec., quando fu abolita la feudalità.

Dopo il terremoto del 1693 la cittá fu ricostruita nella vicina spianata, con un impianto urbanistico moderno e arioso, con vie larghe e diritte, con ampie piazze e bellissime chiese. Lentamente le abitazioni della cava furono abbandonate, ma mai in modo definitivo; molte di esse, specie lungo "la Barriera", furono utilizzate come officine, come frantoi per le olive o palmenti, e ancora oggi alcune di esse vengono adibite a depositi, garages o cantine.

ECONOMIA

L'economia di lspica si basa soprattutto sull'agricoltura, con un territorio molto produttivo. Ultimamente si è sviluppata la coltivazione di primizie, come il pomodoro ed ortaggi in genere.

La produzione della carota ha assunto uno sviluppo particolare, e attorno ad essa si sono sviluppate delle industrie collaterali.

Altre industrie sono quelle connesse con la trasformazione dei prodotti agricoli, in modo particolare quelle connesse con la conservazione del pomodoro.

 

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